Premio Nazionale di Poesia “MARIO ARPEA” – Rocca di Mezzo (AQ)

Premio Nazionale di Poesia “MARIO ARPEA” – Rocca di Mezzo (AQ)

Nell’ambito della 5° edizione 2018 del Premio Nazionale di Poesia “MARIO ARPEA” indetto dal Comune di Rocca di Mezzo (AQ), alla poetessa italo-argentina Francesca Giuseppa Lo Bue, socia del Comitato di Roma, è stato conferito il Premio Speciale della Giuria – Sez. A per l’opera IL SOGNO DELLA LUCE con la seguente motivazione:

“Poesia articolata in un registro linguistico attraversato da immagini che rimandano a visioni allegoriche d’anima e di natura. Un ordito lessicale ed estetico allontana “i giorni dell’indeterminazione” approdando al canto di “armonie lontane”.

Eccone il testo in lingua italiana e in lingua spagnola:

  

Il sogno della luce

 

Per essere lontano dai giorni dell’indeterminazione

vennero i giorni della grotta.

Salì il leone della vita,

fu di nuovo nebbia indeterminata,

e il corvo nero assunse il marciume della palude.

Finché si pose una pace di terra dura,

come una colomba bianca nella ramaglia bruna.

Il sole fu secco e l’acqua fertile,

fu aroma di passione e cammini,

salì la Pietra dagli incensi.

Fu notte e fu giorno,

il pane fu tenero,

la luce sogna e la luna canta lontana…

 

La città mi chiama per una torre,

per essere qui dov’è il fiume,

i nostri nomi e il fuoco intenso delle mani.

Rimasi muto e sbocciò una ruota multipla,

fuggì dalla città confusa e dalla casa inquieta.

Il cipresso mi darà la sua ombra,

mi ascolteranno i pini della distanza,

porteranno il canto delle armonie lontane.

 

 

El sueño de la luz

 

Paraestar lejos de los días de la indeterminación

vinieron los días de la gruta.

Subió el león de la vida,

y fue de nuevo niebla indeterminada,

y el cuervo negro asumió la podredumbre del pantano.

Hasta  que se dió una paz de tierra firme,

como una paloma blanca en el ramaje bruno.

El sol fue seco y el agua fértil,

fue aroma de pasión y caminos,

subió la Piedra del incienso.

Fue noche y fue día,

el pan fue tierno,

la luz sueña y la luna canta lejana…

 

La ciudad me llama para una torre,

para estar aquí donde hay un río,

nuestros nombres y el fuego intenso de las manos.

Me quedé mudo y brotó una rueda múltiple,

huí de la ciudad confusa y de la casa inquieta.

El ciprés me dará su sombra,

me escucharán los pinos de la distancia,

traerán el canto de las armonías lejanas.

 

FRANCESCA LO BUE