Mostrò ciò che potea…

Mostrò ciò che potea…

Il tema della “traduzione”, delle sue modalità e finalità, è oggi oggetto di una particolare attenzione da parte degli studiosi. Sull’argomento interviene, con un’ottica specifica, il nostro socio Francesco Capponi che ci invia la prefazione ad una sua raccolta di traduzioni, tutte di opere in versi, da lui eseguite a dimostrazione che l’italiano “è la lingua più completa e utilizzabile per esprimere qualunque idea o sentimento o situazioni descritte in qualunque altra lingua umana, in primo luogo quelle classiche e poi le sue sorelle europee”.
Tale impostazione è in sintonia con i motivi ispiratori della Società Dante Alighieri sempre impegnata, nella sua più che secolare storia (nel 2019 ha celebrato i 130 anni della sua attività), nella promozione della cultura e della lingua italiana nel mondo.
In questa luce ecco la proposta di Capponi: “Il ruolo e l’importanza dell’italiano come lingua di valore internazionale e complementare alle sue consorelle che è in grado di rendere nella loro completezza e in tutte le sfumature – una lingua ideale per la traduzione – può essere uno dei temi delle celebrazioni del settecentesimo anno dalla morte di Dante…”.

Ecco il testo della prefazione:

“Mostrò ciò che potea…. la lingua nostra. L’espressione usata da Dante, creatore della lingua italiana, viene normalmente riferita a lui stesso, quale inventore (e massimo autore) del nuovo idioma, il suo dialetto cittadino elevato a lingua letteraria. La prima in Europa a sorgere e affermarsi, anche se ultima a potersi qualificare come nazionale, accessibile a tutti gli italiani e da tutti effettivamente utilizzata. L’italiano, lingua che anche per le sue complesse vicende –figlia primogenita del latino, subito incarnata nel più sublime dei poemi che è anche il più vario nelle espressioni usate fino a quelle più dure e volgari, alla ricerca poi di una compiuta dimensione anche in vista dei suoi fruitori – è la più completa e utilizzabile per esprimere qualsiasi idea, o sentimento o situazione descritte in qualsiasi altra lingua umana, in primo luogo quelle classiche e poi le sue sorelle europee. E’ quello che vorrei dimostrare con questa mia raccolta di traduzioni, tutte da opere in versi, anche perché l’italiano ha la naturale capacità, con la sua intima musicalità, di rendere ogni tipo di metrica. Gli antichi e gloriosi esametri greco-latini (già ripresi dal poeta Carducci e dal filologo Romagnoli), i sonori martelliani (usati da Goldoni) che corrispondono perfettamente ai classici alessandrini dei capolavori francesi, e gli stessi endecasillabi di Dante che ben rendono i pentametri giambici di Shakespeare e di Goethe. La varietà e agilità delle espressioni poetiche italiane si prestano poi a seguire la molteplicità di ritmi e rime del grande spagnolo Calderon, autore ancora non interamente valorizzato nel nostro Paese. E infine, last but not least, un ritorno al classico per un recupero del trimetro giambico (greco e anche latino), il verso della tragedia. Un’opera insolita quindi, consistente in traduzioni in italiano da diverse lingue classiche e moderne di capolavori della letteratura mondiale, con perfetta fedeltà al testo originale (in versi) anche nella metrica. Una dimostrazione delle persistente, e crescente validità della lingua di Dante (di cui si avvicinano le celebrazioni per il 700mo anniversario della morte) quale mezzo espressivo efficace al di là dei confini per rendere tutte le declinazioni dell’esistenza e della spiritualità umana dalle più quotidiane alle più sublimi. Un atto di celebrazione dello stesso idioma del divino Poeta, quale mezzo universale di comunicazione, a onta della sua scarsa diffusione mondiale. L’autore delle traduzioni (e della iniziale concisa prefazione) è un ex diplomatico da sempre particolarmente attento, anche nell’ambito della sua dimensione istituzionale (a partire dal sostegno e dall’incoraggiamento alla stessa Società Dante Alighieri), ai temi e alle attività culturali, a partire dalla letteratura e dal teatro (che lo ha visto anche presente, in più lingue, come interprete amatoriale).
L’opera ha lo stesso nome di un gruppo attivo in FB che si propone di evidenziare e divulgare le possibilità espressive dell’italiano, anche con riferimento alle altre lingue; è quanto ho cercato di mostrare indicando, a titolo di esempio, la mia attività di traduttore. Sono benvenuti in questo ambito tutti i contributi, elaborazioni originali sui più diversi soggetti che illustrino le capacità della nostra lingua di affrontare compiutamente ogni argomento, come anche traduzioni, in versi o in prosa, di opere complete o di frammenti già noti o rubati all’oblio.
E, come io da autore dell’opera convintamente sostengo (e spero di dimostrarlo colle mie traduzioni da tante lingue) il nuovo latino figlio primogenito dell’antico è proprio quell’italiano che si è dimostrato anch’esso una lingua universale in grado di esprimere compiutamente tutto ciò che viene creato nei diversi idiomi….
Il ruolo e l’importanza dell’italiano come lingua di valore internazionale e congeniale alle sue consorelle che è in grado di rendere nella loro completezza e in tutte le sfumature – una lingua ideale per la traduzione – può essere uno dei temi delle celebrazioni del 700 esimo di Dante, già solennizzate dalla decisione di istituire coi più ampi onori una giornata dantesca. In tale contesto, assicuro la piena disponibilità del sottoscritto a fornire spunti e scenari per ogni iniziativa, conferenza, incontro, dimostrazione, che tocchino il tema della traduzione in italiano di testi letterari, in primo luogo teatrali (con riguardo al cinema, il nostro Paese ha già incassato da lungo tempo la palma dei migliori doppiaggi del mondo, per merito degli attori e della stessa lingua che usano…)”.